domenica 27 febbraio 2022

Pensieri e parole

Scrivono tutti, parlano tutti, tutti con le idee chiare, opinioni precise. 

La verità in tasca.

Io, invece solo ansia e angoscia. E tante domande.

Noi che abbiamo la tecnologia piu’ avanzata, che abbiamo imparato a sconfiggere tante malattie.

Noi che abbiamo creato benessere, che controlliamo l’energia, che andiamo sulla luna e forse su marte

Capaci di spiegare l’infinitamente piccolo e guardare fuori, la dove non ci sono confini nell’infinitamente grande.

Noi capaci di illuminare le notti, volare come gli uccelli, catturare l’energia del sole.

Gli stessi noi capaci di scavare nell’animo umano, nelle dinamiche delle relazioni, nelle piu’ recondite asperità dell’evoluzione. Capaci persino di descrivere la complessità del Chaos.

Perche’ noi, quegli stessi “noi”, non siamo in grado di prevedere, anticipare, gestire tutte le anomalia che si formano?

Perche’ non possiamo prevedere il male?

Perche’ non riusciamo a gestire la crisi climatica, prima che il mondo muoia di disperazione propria?

Quale incredibile lacuna dell’umanità permette ogni tanto di lasciare un potere immenso ad un folle senza riuscire a contenerlo in tempo, prima che sia impossibile intervenire.

Con quale dinamica, un solo essere umano, un folle, può mettere in scacco il mondo, gestire la valigetta con il bottone nero.

E non un folle sconosciuto, venuto da nulla, uscito da astronave extraterrestre, o da una caverna. Ma un folle conosciuto, temuto, studiato, ahime’… tollerato.

Perche’ il mondo interno con tutta la tecnologia, la conoscenza, tutta la diplomazia, le risorse e la ricchezza che possiede si trova improvvisamente inerme di fronte a quel folle, senza saper come reagire, come intervenire.

Forse perche’ ci siamo abituati a vivere una quotidianità dove il problema è sempre lontano da noi, le responsabilità in qualche altra dimensione.

Il nostro giardino è verde, l’acqua sgorga dalla fonte, il mare limpido, il cielo blu, la dispensa ricca. 

Perche’ pensare? Perche’ angosciarci? Meglio ignorare, meglio abituarci a rimandare li pensieri a domani. Le decisioni, gli interventi, i sacrifici, le discussioni possono aspettare,

“Andrà tutto bene”.

Un perenne “andrà tutto bene”, pensando che qualcuno, forse il fato sistemerà tutto.

Chissà, con l’umanità in bilico, in attesa di una botta di culo.

E poi ci svegliamo una mattina con il fiume in secca, con una inondazione alle porte, un missile sulla testa, un folle con il dito sul bottone nero.

E la gente muore, come 100 anni fa, come 1000 anni.

Per la pelle di un bisonte, per un metro cubo di gas, per l’ego e l’aggressività insita nell’animale che è in noi.

Per una religione, per un confine, per un folle.

E, niente, io scrivo e penso e scrivo... ma resto con le mie domande, e l’angoscia non passa…