domenica 22 dicembre 2019

...io non sono Keanu Reeves


…a volte, al mattino, mi sveglio con un pensiero strano, e quel pensiero mi lascia sempre
sorpreso.
Mi chiedo cosa puo’ pensare Keanu Reeves quando si sveglia al mattino, si guarda allo specchio e si dice “…cavoli, ma io sono Keanu Reeves”.Non è una cosa banale, chissà cosa pensa istintivamente nell’immaginare se stesso e non il mito che rappresenta.
Avrebbe potuto essere uno qualunque, invece è proprio Keanu Reeves.
Non che io pensi di svegliarmi una mattina con la sorpresa di vedermi Keanu Reeves nello specchio.
 Ma penso al pensiero di normalità che comunque ho al risveglio, quella normalità che sono io.
La stessa normalità che potrebbe avere chiunque e la stessa riflessione che potrebbe fare qualcuno meno fortunato di me che si sveglia una mattina e pensa “…chissà cosa pensa Enrico quando si sveglia al mattino e si dice: “…cavoli sono proprio Enrico. Avrei potuto essere un dei tanti disperati, sfigato o sfortunato… ed invece sono proprio Enrico””La normalità è dentro di noi, ma anche il nostro straordinario percorso di vita è dentro di noi.
 Riconoscerlo ogni giorno, capire ogni giorno l’immensa fortuna che abbiamo avuto con la nostra vita rosea, il riscaldamento e l’acqua corrente, un compagno/a che ci ama, un figlio che ci adora, un amico che ci stima… è una riflessione che non facciamo spesso con la giusta consapevolezza.
Eppure da gioia, stupore, serenità, forse anche fierezza come immagino provi Keanu Reeves quando si rende conto di essere proprio lui, Kenu Reeve.
Mi crogiolo in questa riflessione e la condivido seppur con un po’ di pudore, perché penso che siamo fortunati ad essere noi, qui adesso.
A raccogliere le forze per gli ultimi giorni di questo 2019 per affrontare le sfide che ci aspettano nel 2020 (che è un bel numero e che promette bene).
Perché anche quest’anno senza saperlo probabilmente abbiamo fatto grandi cose.
Forse sono cambiate delle cose, ma sicuramente continuano ad avere grandi sogni.
E se qualcuno pensa che potrebbe essere tutto piu’ bello, non posso che condividere e dire che non serve altro che costruircelo questo futuro più “bello”.
Far parte di qualcosa che cresce, che si costruisce giorno per giorno.
Scoprire ogni giorno che il nostro pezzo di “lavoro”, il nostro pezzo di “vita”, è un pezzo del tutto e come tale un pezzo del nostro futuro.
Vuol dire credere in un percorso, vuol dire godere dei risultati che riusciamo ad ottenere.
E questo vale per noi stessi prima di tutto, per la nostra famiglia, gli affetti, gli amici, per il nostro ambiente di lavoro.
Non tutti siamo artisti, ma ogni volta che concludiamo con successo un compito, che raggiungiamo un risultato ci sentiamo come un artista, quando con impazienza e con orgoglio vede il telo scorrere via per mostrare la sua nuova opera d’arte.
Perchè anche noi vogliamo gli applausi… vogliamo essere fieri.
Vogliamo ridere, brindare, abbracciarci.
Spero che il 2020 allarghi gli orizzonti, superi i confini, ramifichi nuove relazioni.
L’augurio che faccio è che ogni giorno quando vi svegliate al mattino ritrovandovi davanti allo specchio, vi scappi un sorriso per essere sorpresi di essere anche quel mattino proprio voi stessi, così fortunati di essere proprio voi.
Un abbraccio,
Enrico.

domenica 23 giugno 2019

Conosco il silenzio...


Conosco il silenzio cosi’ bene che quasi riesco a dargli un volto.
Il silenzio di quando mi sveglio al mattino e conosco ormai tutti i piccoli rumori che sommessamente trasudano dall’esterno.
Non uso quasi mai la sveglia e non cerco ne’ musica ne’ radio per farmi compagnia.
Il silenzio e solo la macchinetta del caffe’ o il bollitore a distrarmi dal mio essere con me stesso.
Lo stesso silenzio della sera, quando spengo la luce dopo l’ultima occhiata al telefono, piu’ per abitudine che per la ricerca di qualcosa.
Non cerco neppure di fare rumore, anzi mi muovo, se devo farlo, quasi con circospezione come se non volessi svegliare quel “me” che ancora dorme o che si sta per addormentare.
Non sono triste, non vado in paranoia. Non ho paura della mia solitudine.
A volte sono fiero della tranquillità con cui dormo da solo, del mio sguardo tutto sommato spavaldo verso il nulla, lasciando che i miei pensieri si muovano liberi, mentre sorseggio il caffe o il te, senza neppure guardare nella tazza.
Non abbasso lo sguardo nel mio silenzio.
Mi chiedo spesso quanto potrà durare questo mio equilibrio.
E’ vero che sono molti anni ormai che piu’ o meno vivo da solo, tanti da avere quasi dimenticato la normale abitudine a condividere. Vivo la presenza di una compagna o di un amico con gioia e con naturalezza e non come semplice visita, ma anche con un velato ancorché istintivamente nascosto senso di ospitalità, quasi con l’eccesso del piacere di condividere il momento.
Non mi sorprende pensare che la mia vita normale, è fatta di porte chiuse a chiave.
E’ buffo pensare che quando entro in casa, pur con tutto il piacere della famigliarità dell’ambiente, è un po’ come entrare in una stanza di albergo.
La chiave che gira piu’ volte, la porta che si apre sul buio, l’interruttore sulla destra, la luce che si accende. La borsa posata sul divano.
E il silenzio.
Abitudini che mi sembrano ormai famigliari a cui non faccio caso se non quando ci penso come adesso.
E se ci penso è perche’ ne voglio essere consapevole non certo per lasciarmi prendere dalla compassione per me stesso e neppure per la nostalgia.
La mia vita me la sono scelta e ho la fortuna di potermela scegliere ogni giorno.
Ma è naturale di tanto in tanto pensare al ritorno a casa dove la porta è solo appoggiata, la luce già accesa, i rumori di vita, i passi che scendono le scale, un saluto normale dalla stanza del piano di sopra.
Una tavola apparecchiata e un bicchiere di vino già mezzo riempito o mezzo svuotato.
Non mi manca il saluto caloroso, quello lo conosco ed è un piacere riceverlo di tanto in tanto, nelle occasioni in cui mi ritrovo con altre persone.
Quello a cui penso è proprio a quella naturale e scontata presenza che spesso viene vista con un po’ di rassegnata tristezza da chi la vive tutti i giorni.
Non dico che mi manca, ma ci penso.
Non potrei vivere con tranquillità la mia scelta di vita se non ne fossi completamente consapevole, anche nel confronto con scelte di vita differenti.
Ci sono scelte che non si possono fare e si subiscono. Ho imparato con il tempo a gestire pure quelle.
Come non sentire piu’ la voce dei miei genitori, forse la cosa che piu’ mi manca da ormai troppi anni.
Questo pensiero pur con tutta la dolcezza che ormai si porta dietro mi fa sempre molta tenerezza.
Non posso farci niente è normale che sia cosi’.
E il silenzio mi aiuta a “sentire” la loro presenza, quando ne ho bisogno.
E’ un periodo importante della mia vita, per molti motivi.
Alcuni li conosco bene, li aspettavo e sto imparando ad affrontarli, altri invece sono arrivati un po’ cosi. Per caso.
Sto imparando a vivere quello che capita senza troppe fantasie sul futuro, ma con la serenità del presente. La dove riesco ad essere sereno.
La fierezza della vita vissuta è un anestetico verso la rabbia della vita che passa e la consapevolezza dell’età matura.
Mi guardo allo specchio e mi rendo conto di me stesso, ma me ne faccio una ragione.
Sono forse contento di rallentare i ritmi di vita, di assaporare ancora di piu’ il mio silenzio e sapere che avro’ la possibilità tra breve di ritrovarmi ancor di piu’ padrone di me stesso. Senza dover dimostrare nulla a nessuno, senza dover per forza costruire qualcosa, ma finalmente sedermi dentro a tutto quello che ho costruito e lasciarmi crogiolare dal semplice piacere di esistere.
Conosco bene e sono felice come non mai nel vedere mia figlia che ha preso la sua strada.
Fino a ieri era una figlia, a prescindere dall’età. Non che oggi non lo sia piu’, ma è piu’ donna e padrona della sua vita.
Sarà meno mia e ho aspettato tutta la vita che questo accadesse.
Non posso pensare a nulla di piu’ bello per lei che questo.
Come se io avessi finito un compito, pur sapendo benissimo che finito non è.
Anche se come ogni passaggio, ci vuole un attimo per ritrovare il sereno equilibrio.
Scaccio una lacrima, credo comprensibile, a questo pensiero. Piu’ per quello che avverrà che per quello che è stato.
E’ sabato mattina, la finestra aperta sul balcone mi porta i rumori lontani della città.
Un’auto che passa, una porta che sbatte, il cicalino dell’ascensore, i passi per le scale, un tram in lontananza, ma anche un cinguettio che poco si sposa con l’aereo che sorvola lontano.
Pero’ è il cinguettio il rumore che mi distrare, insiste e rompe il silenzio con forza, forse per il suo essere diverso dagli altri rumori della città.
Mi accorgo che c’è un raggio di sole. Lascio la tastiera e lo vado a cercare.

sabato 30 marzo 2019

Come il vento...

A volte cerco solo una strada da percorrere.
Non voglio scegliere una via, perche’ quelle volte non ho una meta da raggiungere.
Vorrei solo un tracciato, dei riferimenti, dello spazio davanti a me.
Non mi interessa che sia larga ed illuminata, che sia comoda o trafficata.
La voglio piena di curve, per poter immaginare paesaggi e vivere la sorpresa di scoprirli.
La voglio sconnessa per farmi sentire il senso del viaggio.
Piena di luce e di colori come se potessi essere il pittore che la dipinge nel percorrerla.
Voglio sentire il rumore dell’aria che mi sfiora, il fruscio dell’erba e delle foglie.
Voglio essere animale tra gli animali.
Voglio restarci dentro, perche’ so che posso uscirne quando voglio, veloce come il vento, senza fine.
Perche’ cosi’ sono io, perche’ sono vivo.



Primavera non bussa, lei entra sicura 
Come il fumo lei penetra in ogni fessura 
Ha le labbra di carne, i capelli di grano 
Che paura, che voglia che ti prenda per mano 
Che paura, che voglia che ti porti lontano 

(Faber)

giovedì 31 gennaio 2019

Noi… coetanei…

Era mio nonno

Elegante con il vestito di sartoria, spesso il farfallino e le scarpe bicolore.
Lo sguardo assente e la sigaretta tra le dita annerite dal fumo, me lo ricordo vecchio, come si ricordano i nonni.
Ma un vecchio originale che mi incuriosiva e mi faceva sognare.
Non ho mai saputo che lavoro avesse fatto davvero, se non un generico “affari nel vino e nei vigneti”, aveva anche aperto un bar nel paese, per un breve periodo di tempo.
Ma pare fosse molto conosciuto e particolarmente “smart” come si dice adesso
Aneddoti di vita, come quando cercando di aiutare un amico a vendere la sua vecchia Guzzi raccontava all’acquirente che in frenata “la se cucia so come n’ananareta” (trad. “si accuccia come una paperella”).
O quando per incuriosire gli avventori del bar di un paese un po’ bigotto era andato a scovare un vino campano dal nome ispirato: il “lacryma cristi”
Era mio nonno quello con me in questa foto in bianco e nero, questo vecchio signore elegante che aveva speso tutti i risparmi per la sua Alfa Romeo Giulietta sprint del ’54.

Era mio nonno che mi guardava giocare nel pieno dei sui 56 anni.

Era mio padre

Troppi pensieri si accavallano quando il pensiero di lui mi sfiora, quando ancora fresco è il ricordo della sua voce, la rudezza della sua barba.
Mio complice, compare, dallo sguardo truce e dalla voce impetuosa.
Ho speso troppe notti nel cercarlo nei sogni per potergli parlare ancora una volta, per trovare parole che lo possano far rivivere.

Era mio padre in questa foto degli anni ottanta, ancora in forma nei suoi splendidi 60 anni.


Ero io

Inconsapevole del mio futuro, convinto che la vita tutto sommato fosse per sempre racchiusa nel presente. Senza un domani e con un passato di cui non avevo traccia e neppure interesse. Il mondo di un bimbo è fatto di verità assolute. Di fotografie che non si mettono in discussione, dove il concetto del tempo non esiste.
Per me, bimbo, il mondo era quello che stavo vivendo in quel preciso istante e non avrebbe potuto essere diverso, nè mai sarebbe cambiato.

Ero io già imbronciato per chissà quale pensiero allo scoccare del mio terzo compleanno.


Siamo noi... coetanei..

Non pensavo allora che avrei passato la mia vita, piena e consapevole e che avrei raggiunto papà e nonno, ormai miei attuali coscritti.

E siamo ancora qui, noi 60enni, con l’impressione che il passare delle generazioni sia stato gentile e il passare del tempo, tutto sommato, generoso.