giovedì 26 marzo 2015

....a Edoardo

Ti alzi la mattina e scopri con sorpresa di essere vivo.
Lo scopri con quella consapevolezza che ogni minuto di vita è quasi un miracolo.
Perche’ dopo tanti anni funzioni ancora, anche se con qualche problema.
Ti rendi conto che non ti è ancora capitato di essere nelle statistiche delle malattie rare, di non aver preso un virus mortale, di non essere caduto vittima di un incidente.
Insomma per una serie di strane e fortunate coincidenze, sei ancora vivo.
E invece di pensare con estrema gioia che anche la notte è passata senza un malesse, un infarto, o un incidente domestico, ti prende l’ansia.
Oddio, un dolorino… Oddio, che sarà.
Aiuto, sto morendo.
E allora ?! sarebbe solo normale, visto che il tuo cuore ha battuto mediamente per 60 volte al minuto, che in 60 anni di vita vuol dire quasi 2 milardi di volte…
Ed è ancora li, bello baldanzoso, pronto ad accelerare alla tua prima emozione.
Allora pensi a tutto ciò che di tragico succede al mondo, ai fatti di cronaca e ti chiedi come sarebbe un giornale che invece di riportare i drammi, ogni giorni facesse una bella raccolta di articoli, con tanto di intervista e fotografia, a tutti quelli che si sono regolarmente svegliati nel pieno possesso delle loro funzioni vitali.
Queste si sono notizie : « 10 miliardi di persone si sono regorlamente svegliate, in salute e consapevoli della loro incredibile fortuna di essere... vivi ».

Invece ti ritrovi a sbattere la faccia nella più tragica delle realtà.
E non puoi non pensare al singolo, al disgraziato, allo sfortunato essere il cui cuore, per un qualche motivo, ha smesso di battere.
Nel pieno dei suoi 18 anni.
Pensi al suo piccolo mondo, ai suoi genitori, ai suoi amori.
Lui, la sua vita, quella vissuta e quella ancora da vivere.
Al suo microcosmo e al suo universo o meglio, quello che era il suo universo.
Al suo diritto di vivere la sua vita, che per qualche oscuro ed ingiusto motivo gli è stato negato.
Perche’ la vita è una sola, e il solo senso del tutto è quello di viverla.
Perche’ in mezzo ai miliardi di persone che si svegliano « vivi », non posso non pensare a chi non ce l’ha fatta.
Perche’ guardando la storia dell’umanità, dove ci ricordiamo al massimo due generazione (prima e dopo di noi), la propria vita è al centro.

Ed insieme alle persone con cui la si vive, è la sola cosa che conta.