giovedì 18 febbraio 2021

“Vogliatevi bene, il resto non conta”


Un vecchio biglietto trovato quasi per caso in un vecchio libro, conservato piu’ per nostalgia e malinconia per l’interesse del libro.

Ma il biglietto porta il giallo degli anni, e quella calligrafia elegante che non si usa piu’.

Un biglietto che non avevo mai visto, di cui non conoscevo neppure l’esistenza.

Semplice nelle sue parole, quasi elementare. Eppure cosi’ forte se penso al momento, al contesto, alla storia.

Lei era bellissima, ma veniva da un paese lontano, molto lontano per quel tempo.
Lui aveva vissuto, era alto, sicuro di se. 
A quel tempo io non li conoscevo ancora, anzi proprio non c’ero.
Pero’ riesco ad immaginare il clima e l’avventura.

Lei figlia responsabile di un padre eclettico, romantico, imprenditore, amante della bella vita, creativo. 
Nel Veneto, regione dell’est ancora agricola e bigotta, lui si intendeva di tutto, soprattutto di vini.
Lui aveva capito il marketing, le etichette non solo il vinaccio da taverna e manda la figlia colta a discutere con la  Martini a Torino. Che idea, e poi un viaggio pazzesco.
E lei parte per Torino, un po’ come partire per l’america.

Il fatto che a Torino, anzi in un piccolo paese di provincia, ci fosse anche la sua amica d’infanzia che aveva sposato un bel falegname piemontese conosciuto come un tempo nel vestire la divisa, proprio in Veneto.
E quella sera con l’amica di infanzia, caso volle che ci fosse anche il miglior amico del falegname.
Si, proprio lui. Bello, alto, ben vestito, con lo sguardo imbronciato, la sigaretta in bocca.
Che quella sera, passato per caso, perde la nozione del tempo e si dimentica di rientrare per cena.
Alla fine della serata si salutano e lei torna a Verona. Forse lui le ha lasciato un numero di telefono, forse si sono scambiati gli indirizzi, forse si sono detti qualche parola segreta che non ho mai saputo.
Ma da quella sera la loro vita non fu piu’ la stessa.

Si dice che si siano rivisti tre volte in un anno, non poco per la distanza, per la difficoltà di viaggiare, per quei tempi. 
Lunghe lettere immagino e giornate passate al telefono pubblico in attesa della conferma della teleselezione. Certo un dialogo difficile.
E poi la lingua italiana, visto che i dialetti erano quasi come una lingua straniera. 
Cosi’ come la cultura, i circoli di amici, le conoscenze.
Lui con un atteggiamento un po’ borghese del Piemonte guida d’Italia, ma fiero del suo lavoro e della sua indipendenza.
Lei colta e profonda, fiera del suo paese e forse un po’ libertina e ribelle per quel tempo. Spesso confusa e quasi umiliata dai luoghi comuni, dalle ignoranze sociali. Per questo ribelle.
Ma quella sera, quello scambio di sguardi, quei respiri, quell’italiano necessario e ricercato, quel flusso che non sai da dove venga avevano accarezzato tutte le differenze e creato la bolla perfetta.

Non avevano piu’ vent’anni, non avevano tempo di conoscersi meglio, dovevano vivere, dovevano viversi.
E contro tutto e tutti decidono di iniziare la loro vita insieme, perche’ vedersi tre volte all’anno non era piu’ sostenibile e poi dovevo arrivare anch’io.
Chissà quanti pensieri, chissà quante confidenze con l’amica del cuore.
E’ cosi’ che Marisa, l’autrice del biglietto e amica di sempre di mamma augura loro: “vogliatevi bene, il resto non conta”.

Quel “resto” che non conta neppure adesso che stanno insieme ormai per sempre.

#rosetta #giorgio #anni50 #lamoreèunacosameravigliosa