Dietro l'ombra dell'orso....
Dalla caverna alle stelle: visioni tecnologiche e pensieri in libertà di un orso modernamente vintage e.... involontariamente romantico.
domenica 8 maggio 2022
Per una vocale Martin perse la cappa
domenica 24 aprile 2022
25 Aprile
domenica 27 febbraio 2022
Pensieri e parole
Scrivono tutti, parlano tutti, tutti con le idee chiare, opinioni precise.
La verità in tasca.
Io, invece solo ansia e angoscia. E tante domande.
Noi che abbiamo la tecnologia piu’ avanzata, che abbiamo imparato a sconfiggere tante malattie.
Noi che abbiamo creato benessere, che controlliamo l’energia, che andiamo sulla luna e forse su marte
Capaci di spiegare l’infinitamente piccolo e guardare fuori, la dove non ci sono confini nell’infinitamente grande.
Noi capaci di illuminare le notti, volare come gli uccelli, catturare l’energia del sole.
Gli stessi noi capaci di scavare nell’animo umano, nelle dinamiche delle relazioni, nelle piu’ recondite asperità dell’evoluzione. Capaci persino di descrivere la complessità del Chaos.
Perche’ noi, quegli stessi “noi”, non siamo in grado di prevedere, anticipare, gestire tutte le anomalia che si formano?
Perche’ non possiamo prevedere il male?
Perche’ non riusciamo a gestire la crisi climatica, prima che il mondo muoia di disperazione propria?
Quale incredibile lacuna dell’umanità permette ogni tanto di lasciare un potere immenso ad un folle senza riuscire a contenerlo in tempo, prima che sia impossibile intervenire.
Con quale dinamica, un solo essere umano, un folle, può mettere in scacco il mondo, gestire la valigetta con il bottone nero.
E non un folle sconosciuto, venuto da nulla, uscito da astronave extraterrestre, o da una caverna. Ma un folle conosciuto, temuto, studiato, ahime’… tollerato.
Perche’ il mondo interno con tutta la tecnologia, la conoscenza, tutta la diplomazia, le risorse e la ricchezza che possiede si trova improvvisamente inerme di fronte a quel folle, senza saper come reagire, come intervenire.
Forse perche’ ci siamo abituati a vivere una quotidianità dove il problema è sempre lontano da noi, le responsabilità in qualche altra dimensione.
Il nostro giardino è verde, l’acqua sgorga dalla fonte, il mare limpido, il cielo blu, la dispensa ricca.
Perche’ pensare? Perche’ angosciarci? Meglio ignorare, meglio abituarci a rimandare li pensieri a domani. Le decisioni, gli interventi, i sacrifici, le discussioni possono aspettare,
“Andrà tutto bene”.
Un perenne “andrà tutto bene”, pensando che qualcuno, forse il fato sistemerà tutto.
Chissà, con l’umanità in bilico, in attesa di una botta di culo.
E poi ci svegliamo una mattina con il fiume in secca, con una inondazione alle porte, un missile sulla testa, un folle con il dito sul bottone nero.
E la gente muore, come 100 anni fa, come 1000 anni.
Per la pelle di un bisonte, per un metro cubo di gas, per l’ego e l’aggressività insita nell’animale che è in noi.
Per una religione, per un confine, per un folle.
E, niente, io scrivo e penso e scrivo... ma resto con le mie domande, e l’angoscia non passa…
lunedì 17 gennaio 2022
Il muro...
domenica 19 settembre 2021
Il tempo è una illusione
lunedì 5 aprile 2021
Temporaneamente...

giovedì 18 febbraio 2021
“Vogliatevi bene, il resto non conta”
Un vecchio biglietto trovato quasi per caso in un vecchio libro, conservato piu’ per nostalgia e malinconia per l’interesse del libro.
Ma il biglietto porta il giallo degli anni, e quella calligrafia elegante che non si usa piu’.
Un biglietto che non avevo mai visto, di cui non conoscevo neppure l’esistenza.
Semplice nelle sue parole, quasi elementare. Eppure cosi’ forte se penso al momento, al contesto, alla storia.
sabato 19 dicembre 2020
"Vengo anch'io... no, tu no."
Come stamattina che mi sono svegliato con il dubbio.
Ma la notte di Natale, seguendo la stella Cometa, quale tra i Re Magi: Melchiorre, Baldassarre e Gaspare, deve rimanere a casa, non potendo, poveri, il giorno dell’Epifania presentarsi in tre.
Ho già dato per scontato che i pastorelli, poveretti pure loro, dovranno tenersi a debita distanza e limitarsi a mandare le pecore a fare visita.
Forse una deroga per una visita da parte di DUE loro rappresentanti magari solo il giorno di Natale, potrebbe essere concessa all’ultimo momento dalla divina provvidenza. Fosse anche per recuperare le pecorelle.
Ma i re Magi, che non erano poi tanto Re, quanto Saggi e astrologhi e che già devono “autogiustificarsi” con Erode per la loro scappatella a Betlemme, come devono organizzarsi?
Immagino i loro dubbi, dopo aver scoperto che possono fidarsi, con fede e speranza, del “navigatore” Stella Cometa per percorrere quei 10 chilometri che separano Betlemme da Gerusalemme.
Ed io, nel frattempo, tra le riflessioni della vigilia mi chiedo come mai al “furbo” Erode che vede una stella cometa fermarsi sopra una capanna di Betlemme non venga il dubbio che il Cristo che tanto lo preoccupa non sia proprio sotto la Stella Cometa.
Ma torniamo ai Re Magi.
Melchiorre nella sua tunica viola, penitente, adorante e pieno di luce, deve portare l’ORO al “re dei Re”. Devozione, rispetto, un po’ di giustificata adulazione e forse anche una piccola rivincita alla nascita in una capanna.
“Non posso non esserci” sostiene Melchiorre, “sarebbe come sminuire un momento che cambierà la storia dell’umanità.”
Gaspare è il piu’ timido dei tre, molto devoto e adorante, nonostante il mantello
purpureo se ne sta in un angolo pronto con il suo prezioso INCENSO a ricreare quella atmosfera carica di profumi e solennità.
“Non riesco proprio a immaginare un Re senza l’incenso, il suo profumo, il fumo che sale fino alle narici del Padre”.
E poi Baldassarre, in un angolo con la sua preziosa e delicata MIRRA, forse il più puro, il più vero dei Re Magi. Ammetto, mi è sempre stato simpatico Baldassarre, non solo per il dono più utile e meno conosciuto, ma per la sua sincera purezza, il bianco della sua tunica, il blu del suo mantello.
“Vengo anch’io”, dice Baldassare con umiltà, “non ho Oro e Incenso, non sono un Re, ma la Mirra solo io posso portarla, solo io ne conosco i segreti, e Lui, il Cristo (Unto, ndr.) non puo’ essere il Re in terra senza il mio Unguento, non puo’ essere Cristo”.
Ed io con tenerezza immagino la Befana, chiusa nella sua solitudine, china sotto il peso della responsabilità, vecchia e stanca, a decidere: quale dei TRE.
Quale dei TRE deve rimanere a casa?