giovedì 15 novembre 2012

Soldato blu

Gente per la strada, rumori, voci, risate.
Mi sono trovato in mezzo a decine di persone che camminavano in mezzo al corso.
Ragazzi allegri, con lo zaino in spalla, sciarpe colorate, jeans, scarpe consumate.
Qualche bandiera...

Poi davanti a tutti un camioncino, in testa al corteo, ma con il retro aperto verso il corteo.
Un microfono un altoparlante. 
Mi sembrava fuori luogo. Non ce n'era bisogno.
Perche' gridare al corteo?
Perchè incitare con frasi forti. Con voce collerica.
Perchè' non parlare alla popolazione, che con sguardo infastidito continuava la vita di sempre?

Ho superato anche il furgone e mi sono trovato dall'altra parte.

Altri ragazzi.
Non stavano passeggiando. No. stavano arretrando, con passi incerti.
Sguardi preoccupati, visi tirati, anche loro guidati da un furgone che li accompagnava un po' piu' indietro.

Solo che non avevano lo zainetto, non ridevano.
Avevano un casco in testa, uno scudo in mano. Una divisa blu.
Perche' tutta quella paura? 

Ero li in mezzo, tra due colori. Il rosso del corteo e il blu.

Io, semplicemente, senza nessun disagio, almeno non per me, per la mia incolumità.
Ma quei ragazzi in divisa blu mi hanno colpito.
Avevano paura. 

Il corteo è proseguito e io non so cosa sia successo dopo, chi abbia iniziato, chi si sia infiltrato.
Qualcosa è successo che ha rotto quell'equilibrio.
Nessuno lo dice, nessuno lo racconta. Solo foto e cronache di parte, a fatti accaduti.
Non voglio commentare le foto dei poliziotti feriti, ne' dei manifestanti picchiati. 
Troppo facile riprendere un frammento, un foto, per farne demagogia.
Da una parte e dall'altra.

Poi leggo un post "soldato blu", dove non si analizzano i fatti, non si cercano le origini della violenza, non si cercano eventuali infiltrati sobillatori.
Con aria saccente si chiede a quei ragazzi impauriti di togliersi l'elmetto e lo scudo.
(si, impauriti, li ho visti da vicino, ho cercato i loro sguardi sotto la visiera dell'elmetto)

Affascinante, bella l'immagine, ma mi chiedo:
Chi lo ha scritto conosce la paura?  Ha visto cosa è successo? 
E' d'accordo sull'occupazione e sulla distruzione?
Se si fosse trovato in quel gruppo, con il superiore che ha inculcato la paura, obbligato ad indietreggiare, non conoscendo quando, come e chi avrebbe prima o poi scatenato una qualche rissa, quell'autore del post, allo stesso posto, si sarebbe tolto l'elmetto?

Certo, bello il titolo: Soldato Blu.

Però preferisco ricordare che "Soldato blu" è il titolo di uno dei piu' grandi film della storia dell'epopea western americana. Il primo film importante schierato in modo esplicito dalla parte degli indiani d'america. Un racconto di ferocia, di massacri.
La storia del massacro di Sand Creek.

Soldato Blu, il primo soldato che si è tolto l'elmetto. Ferito e trascinato in catene.
Lui che ha cercato prima di tutto di convincere i propri superiori.
Lui che amava la stessa donna del capo indiano (peraltro una stupenda Candice Bergen), curato e salvato dallo stesso uomo. 

Io preferisco lasciare il mio ricordo "Soldato blu" al soldato Honus, al coraggio di Katy, alla dignità di Lupo Pezzato.

Al massacro di Sand Creek: 
....chiusi gli occhi per tre volte, mi ritrovai ancora li'
chiesi a mio nonno:"E' solo un sogno?", mio nonno disse "Si'"
...a volte i pesci cantano nel letto del Sand Creek
Sognai talmente forte che mi usci' il sangue dal naso
il lampo in un orecchio, nell'altro il paradiso....
(Fabrizio De Andrè - Fiume Sand Creek)


lunedì 12 novembre 2012

Infinita.mente

Non lo sapevo.
Ti stavo baciando dolcemente, cosi' con naturalezza.
Non potevo pensarlo.
Ho passato la mano tra i tuoi capelli, senza malizia.
Ma se lo avessi saputo?
Poi ti ho guardata negli occhi, come sempre.
No, non potevo proprio immaginarlo.
Solo ora a distanza di tempo me ne rendo conto.

Era l'ultima volta che ti stringevo tra le braccia, e non lo sapevo.

Come tante altre volte, solo che era l'ultima volta.

Come l'ultima volta che ho parlato con mia madre,
l'ultima volta che ho abbracciato mio padre.

Quell'ultima volta.....

Come l'ultima volta
che sentirò il sole sulla pelle,
che ascolterò il rumore della pioggia che cade,
che vedrò il mare,
che farò l'amore.

Quell'ultima maledetta, ma bellissima volta...

domenica 11 novembre 2012

Estate di San Martino

Guardate fuori dalla finestra, c'è il sole.

E' l'estate di San Martino.

Ricordo quanto mi affascinava la leggenda di San Martino quando ero bambino.
Mi ha sempre affascinato, tanto che non ricordo in tutta la mia vita un 11 Novembre non riscaldato dal sole.
Martino era figlio di un ufficiale dell'esercito, giovane e bello con il suo cavallo, l'armatura e il grande mantello rosso.
In un freddo giorno di Novembre, sulla strada del ritorno incontra un povero vecchio infreddolito e tremolante.
Non ha con se generi di nessun tipo e l'unica cosa che può fare è tagliare metà del suo bel mantello per dare tepore e riparo al povero vecchio.
La leggenda racconta che il sole, commosso dal gesto di carità, si apre un varco tra  le nuvole per riscaldare il cavaliere generoso.
E narra anche che nella notte il mantello, come per miracolo, torna tutto intero.

L'11 Novembre, l'estate di San Martino con il vino novello e le castagne.

Ma San Martino è anche e soprattutto il giorno della scadenza dei contratti di mezzadria. 
I contadini il giorno di san Martino caricavano le loro poche cose su un carro e "traslocavano" dalla fattoria in cui avevano lavorato verso quella dove avrebbero chinato la schiena per tutto l'anno successivo.
Non grandi epopee, ma storie tristi e di povertà, legate ai ricordi contadini della mezzadria in Italia.
("se un contadino mangia una gallina, è perché uno dei due è ammalato")
Come non ricordarne la rappresentazione rassegnata de "L'albero degli zoccoli" di Olmi, o rivoluzionaria del "Novecento" di Bertolucci.

E' così che ancora oggi in molte regioni "fare San Martino" è sinonimo di trasloco.

Chissà, forse un giorno potrebbe diventare simbolo di "cambio di vita".
Alla "Olmi" o alla "Bertolucci"......

Buon San Martino a tutti.