domenica 18 giugno 2023

Insieme

E' sempre una questione di millimetri.
A volte una riga, un palo, un anello di ferro. Millimetri.
Questione di energie residue, la forza per saltare un po’ piu’ in alto, per stringere di piu’ un pallone, per chinarsi a raccoglierlo, per tuffarsi a recuperarlo.
Millisecondi di istinto, di forza, di cedimento.
Confini infinitesimali tra il vincere e il perdere.
Saltare di gioia o sedersi con lo sguardo basso e la testa tra le mani.
Ho visto lacrime di stanchezza, occhi lucidi per la delusione.
E poi le pacche sulle spalle, il rincuorarsi a vicenda.
I millimetri giocano brutti scherzi, le forze che sembrano infinite, appunto: “sembrano”.
Quando ti ritrovi sorpreso a non avere la stessa lucidità di due giorni prima, la stessa determinazione, gli stessi istinti. Le tue sicurezze che con la fatica svaniscono e tu non te ne rendi conto.
Io c’ero, li ho visti. Tutti.
Ho conosciuto un mondo nuovo.
Un condottiero illuminato, un uomo con la “U” maiuscola, capace di vedere oltre le apparenze. Abile nel lavoro di squadra. Stimato e rispettato, abile lui per primo, con i suoi assistenti a dare l’esempio di squadra. Abili gli assistenti nel credere in lui nel trovare il giusto equilibrio.
Ho conosciuto ragazzi giovani dal carattere forte e giocatori dal lungo corso, capaci di emozionarsi come ragazzini.
Un leader della voce che conta, dallo sguardo che comunica, intelligente, ironico, presente. Un campione non importa in quale serie, e non importa con quanti titoli vinti.
Un “lungo” dai movimenti strani, un calabrone del basket, un ragazzone, di quelli di una volta.
E un “lungo” dalle incredibili potenzialità, talento e tecnica. Gioie e dolori.
Ho abbracciato un grande uomo, dalla vita avventurosa, dallo sguardo penetrante. Il passo ciondolante e uno sguardo alla famiglia, il suo mondo.
Ho sentito la voce roca, interrotta dalle lacrime, quasi singhiozzante, ringraziare il gruppo, per il supporto e le motivazioni. Lui che di solito esporta gioia, che illumina con le sue giocate, con gli occhi dietro la testa.
Ho visto la barba crescere sul volto di un ventenne, alla ricerca di una maturità già conquistata sul campo.
E il bravo ragazzo, umile e sempre disponibile, consapevole del suo ruolo e felice comunque di esserci, quando chiamato in causa.
E poi ci sono loro due, cosi’ diversi e cosi’ amati e criticati. Forse solo io riesco a vederli e a viverli come qualcosa di simile nel loro essere speciali.
Lui con la grinta e la concentrazione, la cattiveria e la voglia di spaccare il mondo, le emozioni evidenti a volte esagerate. O tutto o niente. Il sesto uomo e poi il quinto e poi quello da chiamare in causa quando serve l’ultimo punto. Lacrime e sangue, ma tante lacrime nell’ultima puntata.
L’altro dal fisico e dalle potenzialità atletiche incredibili, incontrollabili. In un mondo tutto suo, fatto di follie e di introspezione. Lui che tutti quello che lo hanno conosciuto da vicino, dietro le quinte, lo amano, e quelli che lo vedono da lontano lo criticano.
Lui che all’ultimo atto è rimasto per lunghi attimi seduto in silenzio in mezzo al campo, chissà quali pensieri, chissà quali sogni nel suo futuro.
E poi Loredano, Valeriano, David, Eleonora, Antonella, Luca, Nicola, Edoardo, Simone e tutti quelli con cui ho stretto abbracci, battuto “cinque”, scambiato sguardi.
Come diceva qualcuno di grande, l’’importante è essere sempre tra i primi, nel gruppo in fuga, esserci sempre, perche’ un giorno saremo noi a vincere.
Perche' spesso quello che conta non sempre è la meta finale, ma il viaggio e la compagnia.

E poi il "viaggio" continua...

📸 Giulia Serafini photography

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