sabato 19 dicembre 2020

"Vengo anch'io... no, tu no."

Ho comprato dei libri per le prossime settimane di “riflessione”, libri che dovrebbero evitare proprio che faccia troppe “riflessioni”.

Come stamattina che mi sono svegliato con il dubbio.

Ma la notte di Natale, seguendo la stella Cometa, quale tra i Re Magi: Melchiorre, Baldassarre e Gaspare, deve rimanere a casa, non potendo, poveri, il giorno dell’Epifania presentarsi in tre.

Ho già dato per scontato che i pastorelli, poveretti pure loro, dovranno tenersi a debita distanza e limitarsi a mandare le pecore a fare visita.

Forse una deroga per una visita da parte di DUE loro rappresentanti magari solo il giorno di Natale, potrebbe essere concessa all’ultimo momento dalla divina provvidenza. Fosse anche per recuperare le pecorelle.

Ma i re Magi, che non erano poi tanto Re, quanto Saggi e astrologhi e che già devono “autogiustificarsi” con Erode per la loro scappatella a Betlemme, come devono organizzarsi?

Immagino i loro dubbi, dopo aver scoperto che possono fidarsi, con fede e speranza, del “navigatore” Stella Cometa per percorrere quei 10 chilometri che separano Betlemme da Gerusalemme. 

Ed io, nel frattempo, tra le riflessioni della vigilia mi chiedo come mai al “furbo” Erode che vede una stella cometa fermarsi sopra una capanna di Betlemme non venga il dubbio che il Cristo che tanto lo preoccupa non sia proprio sotto la Stella Cometa.

Ma torniamo ai Re Magi.

Melchiorre nella sua tunica viola, penitente, adorante e pieno di luce, deve portare l’ORO al “re dei Re”. Devozione, rispetto, un po’ di giustificata adulazione e forse anche una piccola rivincita alla nascita in una capanna. 

Non posso non esserci” sostiene Melchiorre, “sarebbe come sminuire un momento che cambierà la storia dell’umanità.

Gaspare è il piu’ timido dei tre, molto devoto e adorante, nonostante il mantello
purpureo se ne sta in un angolo pronto con il suo prezioso INCENSO a ricreare quella atmosfera carica di profumi e solennità.

Non riesco proprio a immaginare un Re senza l’incenso, il suo profumo, il fumo che sale fino alle narici del Padre”.

E poi Baldassarre, in un angolo con la sua preziosa e delicata MIRRA, forse il più puro, il più vero dei Re Magi. Ammetto, mi è sempre stato simpatico Baldassarre, non solo per il dono più utile e meno conosciuto, ma per la sua sincera purezza, il bianco della sua tunica, il blu del suo mantello.

Vengo anch’io”, dice Baldassare con umiltà, “non ho Oro e Incenso, non sono un Re, ma la Mirra solo io posso portarla, solo io ne conosco i segreti, e Lui, il Cristo (Unto, ndr.) non puo’ essere il Re in terra senza il mio Unguento, non puo’ essere Cristo”.

Ed io con tenerezza immagino la Befana, chiusa nella sua solitudine, china sotto il peso della responsabilità, vecchia e stanca, a decidere: quale dei TRE.

Quale dei TRE deve rimanere a casa?

sabato 5 dicembre 2020

Carta di giornale


Vecchie abitudini, come comprare il giornale all’edicola.
Non succedeva da tempo, da molto tempo.
Eppure bastano due passi fuori dai portici, l’edicolante con lo sguardo distratto, chiuso dietro al vetro appannato.
E tu li davanti, lo sguardo panoramico sulle riviste patinate che occupano tutto il banco, le piu’ disparate, peraltro senza un interesse particolare.
Solo di fianco, ormai appartata, la sezione dei quotidiani con i titoloni in vista, con davanti la pila del quotidiano della tua città.
Il piacere di fare la “lista”. Mica un giornale, non certo “la Stampa, grazie…” e via.
No, proprio la lista con i tuoi giornali che si impila sulle riviste patinate.
E poi il tuo giornale, uno di quei giornali che vuoi tu, sembra esaurito. E allora lo richiedi, con convinzione, perché ormai lo sai che senza un perche’ quel giornale sta dentro l’edicola e non la fuori con gli altri.

E poi via con il pacco sotto il braccio. 
Dove il giornale esterno, quello che tutto vedono non è casuale, ma inconsapevolmente quello che leggerai per primo.

E quell’odore di inchiostro, che con il tempo si è sempre piu’ attenuato. Ma inconfondibile.
Sensazione che mi riporta a ricordi lontani e teneri, quando la mia compagna in attesa di nostra figlia moriva di questa voglia: annusare l’inchiostro dei giornali. Li compravo solo per vederla immergersi con il viso e poi ridere della sua debolezza.

La carta, che fa rumore quando la sfogli e i fogli che si scombinano mentre cerchi di trovare il giusto equilibrio tra le sezioni.
La lettura sul tavolo, quella piu’ tradizionale, con le paginone aperte, girate con gesti ampi e con aristocratica lentezza.
O quella in poltrona, con il giornale ripiegato e spiegazzato tra le mani, con l’articolo d’interesse bene in vista, ma sempre con l’ultima frase nella piega avversa.
E poi la lettura nel letto, seduto con il giornale appoggiato sulle coperte o con le pagine come soffitto.

Ma con la carta e l’inchiostro.

Il quotidiano, proprio il quotidiano con le sue notizie del giorno, che non si troveranno sul giornale di domani. Fresche, aggiornate, originali.
Non certo come le “news” dell’online, spesso in home page per settimane senza nessuna correlazione con la quotidianità.
E alla fine il piacere di strappare una pagina per leggerla il giorno dopo, se proprio di interesse per un approfondimento. O per riporla in mezzo ad un libro per qualche motivo particolare.

Carta di giornale.

Sabato 5 Dicembre 2020 – Anno L – N. 290.