venerdì 15 agosto 2014

"L'Hymne à l'amour"....

Eppure lui suona con dignità e compostezza, sono io a sentire la fatica di quelle note strappate alla stanchezza di una vita, alla drammatica ferocia della malattia.
Lui sembra non fare fatica, curvo su se stesso, con attenzione e con precisione cerca quei tasti bianchi e neri, tasti che un tempo comparivano miracolosamente sotto le sue dita e che ora sembrano dirupi da scalare.
Ma lui non si scompone, lui cerca le note una dopo l'altra guardando le proprie mani tremanti, ormai ferite dal tempo e dalla malattia.
Lui le domina ancora, con la forza della passione.
Non una smorfia.
E la musica sgorga, come un miracolo.
Lenta, terribilmente lenta, quasi indifferente del mondo frenetico che scorre attorno.
Nota dopo nota, con pause che sembrano non finire mai, con la mano sinistra che a volte non ne vuole proprio sapere.
Ma poi "L'hymne à l'amour" prende forma.

Ha vinto lui, ancora una volta.

(Paris, Gare du Nord)


 

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