Quando ero bambino vivevo circondato da molte persone con l’immagine
della “guerra”, la guerra vera, ancora ben presente nella loro mente e nei loro
discorsi.
Quante sere passate ad ascoltare storie e riflessioni che
iniziavano sempre con: “In tempo di guerra…”.
“In tempo di guerra si pativa la fame”
“In tempo di guerra c’era la tessera…”
Per me, bimbo, la “tessera” era quasi qualcosa di magico. Immaginavo
un mondo dove i soldi non erano piu’ necessari, dove bastava portare una tessera
per avere pane, latte e anche qualche vestito.
La guerra non l’avevo vissuta, cosa ne sapevo del
razionamento, della fame, e più in generale della “tessera annonaria”.
Ma come tante cose che si vivono da bambini, l’immagine
della “tessera” aveva preso alloggio in qualche meandro dei miei ricordi, tanto
che ogni tanto risvegliata degli eventi della vita mi tornava l’immagine della
nonna, ma anche della mamma quando parlavano della famosa “tessera”, dei giorni
in cui determinati generi erano “prelevabili”, o meglio, come ho poi capito, “comprabili”.
Non ho visto tessere in Siberia, in un viaggio negli anni 80
alla citta delle Scienze in quel di Novosibirsk, dove un giorno accompagnato
dagli studenti siamo andati a comprare il burro, visto che nel “supermercato”,
che di super non aveva molto, c’era SOLO burro…. Giornata di festa mi confessarono
gli amici locali, mentre scartavano con occhi lucidi i “Ferrero Rocher” che
avevo portato.
Ricordo invece, ma in modo indiretto visto che ero un
turista, i racconti sulla "botega" Cubana i negozi dell’ Avana dove i locali potevano comprare con la "libreta" i generi di prima necessità ad un prezzo convenzionato.
Non so perchè, ma in questi giorni questi ricordi nascosti
dal tempo sono riaffiorati, come fotografie cariche di seppia trovate al fondo di
un cassetto.
Senza nessuna relazione, neppure lontanamente, con situazioni passate di grande sofferenza e di fame. E' solo che, evidentemente,
qualche scintilla li ha risvegliati.
I ricordi aiutano a riflettere e a volte qualche riflessione,
anche se solo personale su modi e metodi, può tornare utile.
Non tanto per soffermarsi su fame o povertà, ci mancherebbe,
ma per richiamare un paio di valori importanti: la dignità e il rispetto.
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