mercoledì 5 novembre 2025

Dal Turco a Diella, due secoli alla ricerca dell’immagine e della somiglianza

Chi era il Turco? Quando nel 1769 (ripeto nel 1769) un certo von Kempelen, praticamente un Altman di tre secoli fa, costruì il robot meccanico che giocava a Scacchi, il suo obiettivo principale fu di dargli una struttura umana. Una testa e due braccia davanti alla scacchiera.

Che poi giocasse bene a scacchi perchè all’interno veniva celato un giocatore umano lo si è scoperto qualche anno dopo. Non è obiettivo di questo umile scritto scoprire quante volte finti automi venivano sostituiti da essere umani per fare veder che sono bravi come essere umani. Chi vuol intendere, intenda...

Il punto è che molti altri “automi” costruiti nei secoli per disegnare, suonare strumenti o altro avevano sempre sembianze umane.

Oggi abbiamo Diella, il “Sole” direbbe il suo nome, “promossa” ministro per gestire alcune pratiche amministrative, dopo un percorso di studi come divulgatrice. Si vocifera che nel percorso di apprendimento, forse, abbia fatto anche la stagista.

Si discute naturalmente sull’etica operativa e sulle varie casistiche gestite da Diella nei più svariati articoli e commenti del mondo della rete.

Come se il problema nascesse da Diella perchè è un avatar con sembianze umane e non da un algoritmo che gestisce un processo amministrativo ed alla fine emette un documento con le valutazioni del caso.

I temi di discussione, etici, giuridici, amministrativi, sarebbero gli stessi probabilmente, ma le sembianze umane, anzi la voluta e ricercata generazione dell’albanese classica, bella con viso e voce di una modella e abiti tradizionali, fa riflettere su un tema collaterale, ma tutt’altro che marginale.

E’ Dio che ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza oppure è l’uomo che ha immaginato Dio con sembianze umane?

Cosa ci affascina e come gestiamo la relazione con qualcosa di diverso da noi che vorremo fosse come noi. E perchè invece di farci entusiasmare dalle prestazioni siamo più impressionati se le stesse prestazioni sono prodotte da qualcosa che è fatto come noi.

O che parla come noi, è gentile come noi vorremmo fosse gentile un collaboratore, un commesso, un professionista (cosa che spesso, peraltro, non accade tra umani).

Mai che si sia visto un robot industriale in catena di montaggio impegnato a saldare la carrozzeria di un’auto che oltre al braccio saldatore avesse anche una bella testa (quasi sempre calva) e due spioncini per le telecamere.

Invece quando pensiamo al robot che ci aiuterà in casa, o in qualunque attività operativa a noi famigliare, immaginiamo una copia meccanica di un essere umano, come se testa, spalle, braccia (rigorosamente due, chissà perchè) e gambe per muoversi fossero anche a livello meccanico la soluzione migliore.

Facciamo sbattere le ali agli aerei per volare?

Più la tecnologia ci viene in aiuto e più vorremmo creare degli alter ego di noi stessi. Ci rilassa e ci rasserena un dialogo servizievole e disponibile, mai conflittuale. Ci fidiamo.

Così come ci piacciono gli extraterrestri, ancorché diversi, ma con la testa allungata e le braccine sottili, sono quelli buoni.

Quelli cattivi hanno forme animalesche e mille tentacoli. Antropomorfismo non lo scopriamo con Diella, ma certo che l’AI ci può condurre verso BIAS intriganti se non ne siamo consapevoli.

Quanto ci impressiona e ci compiace il dialogo cortese e ricercato del nostro ChatBot intelligente, quanto ci confonde e quanto ci distrae dalle reali profondità delle informazioni che ci propone?

E non parliamo delle allucinazioni delle piattaforme di AI, per dire che non è solo una questione di forme.

Le reti sono “neurali”, la piattaforma “apprende”, la configurazione diventa “addestramento”, e l’elaborazione diventa “intelligenza” ancorché’ artificiale, se non ancora “sintetica”.

Ci sarebbe da scrivere un libro, chissà che non ci venga l’ispirazione.

Intelligenza Artificiale Spiegata Semplice


Nessun commento:

Posta un commento