domenica 23 maggio 2010

La felicità è un attimo

E’ vero, mi sono commosso.

Ci sono emozioni che non si spiegano, che viviamo senza esserne totalmente consapevoli, a volte senza neppure cercarle.

Mi chiedo perchè un bambino, senza un motivo, senza un particolare contesto di riferimento, senza la TV, senza internet, un giorno decide che una squadra, quella squadra gli è simpatica.

Perchè ?

Cosa scatta nel cuore di quel bimbo, cosa lo porta a scegliere quei colori, contro tutti e contro tutto?

Ricordo mio padre che di calcio non e’ mai stato un grande appassionato o mio zio, invece, che da sempre mi parlava del suo mito finito sulla collina di Superga.
Ricordo il loro stupore nel vedere me, piccolo ingenuo, fare una scelta. 

La prima scelta mia, personale della mia vita. 

Eppure non avevo amici che mi potessero condizionare, ne’ un ambiente a cui fare riferimento, solo qualche notizia, la voce della radio. Voci di una squadra che aveva dominato il mondo (di quale mondo si parlasse non lo sapevo), ma anche una immagine in bianco e nero di quella stessa squadra che un giorno di maggio piangeva per aver perso tutto all’ultimo minuto.
Quale scintilla fosse poi scoccata in me, me lo domando spesso ancora adesso. 
A 45 anni di distanza.

E’ incredibile come si resti fedeli alla propria squadra. Più che a qualunque altra scelta di vita, più che al nostro piu’ grande amore.

Sono passati gli anni, sono cresciuto. Ho fatto le mie scelte, ho girato il mondo. In alcuni periodi ho ignorato il mondo del calcio, sport che mi diverte, ma che non mi ossessiona.
Ma anche nei periodi di maggior distacco un occhio al risultato di “quella” squadra, inconsapevolmente, mi scappava sempre.

E ieri sera mentre con aria distaccata, nella semi oscurità della stanza, “quella” squadra stava vincendo, per un attimo ho fatto come se nulla fosse. 

Non ho gioito, non sono saltato sul divano, non ho fatto nessun gesto.

Ho aspettato la fine della partita, ho visto le scene di esultanza e solo allora mi sono reso conto di vivere un attimo.

Io, da solo. Senza la necessita’ di doverlo condividere con il mondo. 
Quasi con pudore, ho prima sorriso e poi mi sono commosso.

Perche’ non ho potuto non pensare alla mia vita, a tutti questi 45 anni passati da quel giorno di primavera del 1965.

E mi ha fatto tenerezza questa mia debolezza.
E’ stato un attimo, stupido, forse sciocco.... un attimo.... di felicita’!

Ed in quell'infinito attimo di felicita’, ho asciugato quella lacrima, la più tenera lacrima che abbia mai solcato le mie rughe, tra le più leggere, forse la più vera.

Perchè, per un attimo, sono tornato quel bimbo, che di fronte allo sguardo stupido del padre diceva... “papà, ma io tifo per l’Inter”...

p.s 
dedicato a mio papà e a tutti quelli che un giorno hanno scelto una squadra, una maglia, un colore...
Non importa quale...

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