lunedì 12 luglio 2010

Un mare di dati

Gestire la crisi sembra oggi il solo tema che interessi la comunità “tecnologica”.
Forse perche’ la crisi non mostra segni di debolezza, ma soprattuto non mostra tendenze chiare verso una soluzione o anche semplicemente verso un cambiamento.

La mancanza di punti di riferimento e di chiare strategie è forse dovuta alla mancanza di una vera e propria diagnosi della situazione contigente.

Come la medicina insegna, solo una lunga osservazione dei fatti, unita a diverse sperimentazioni, permette di trovare una soluzione alla malattia e dopo, a volte solo dopo, l’identificazione della causa.
Ma i principi medici nel campo del marketing, della finanza e della tecnologia non vengono applicati e quindi invece di sperimentare, di osservare, di ipotizzare, ci si limita a “ricoverare”.
Ricordiamoci che per anni la medicina ha progredito molto lentamente, e solo nell’ultimo secolo, con l’adozioni di strumenti tecnologici avanzati, ha potuto accorciare i tempi per l’identificazione dei fenonemi e lo sviluppo di terapie precise e corrette.

La tecnologia al servizio della medicina.

E allora perchè non la tecnologia informatica al servizio dell’umanità.
Lasciamo alle spalle, per un momento, i sistemi, le reti, l’outsourcing, il cloud, il budget e proviamo a pensare quanti dati, quanta informazione ci circonda, quanta potenza di calcolo abbiamo a disposizione, quanta poca attenzione prestiamo a questo immenso patrimonio.
Patrimonio che tenderà ad aumentare sempre di più. Ogni oggetto, ogni azione sarà sempre più spesso tracciata da sensori, raccolta in enormi database per un utilizzo ad oggi “banale”, se non marginale
Proviamo ad immaginare cosa si potrebbe fare se si riuscisse a concentrarsi sull’informazione, cercando di raccogliere, organizzare, analizzare e rendere disponibili banche date immense.
E non solo disponibili a enti e strutture di ricerca, ma anche se non prevalentemente al mondo del business.

Grandi e veri “cloud” quindi. Dove l’analisi interdisciplinare di dati differenti, raccolti in modo dinamico, semplice, veloce e puntuale può generare nuove forme di visione verso informazioni complesse, ma interpretabili, per usarle nella comprensione degli eventi, nella definizione delle strategie, nello sviluppo dei prodotti. Diminuendo i rischi e riducendo i tempi delle decisioni complesse.

Già oggi grandi basi dati inutilmente private non vengono messe in comunicazione per sfruttare il valore aggiunto che si portano dentro. Con l’avvento della nuova generazione dei sensori (bassi costi, nessuna manutenzione, dimensioni microscopiche) sarà inarrestabile la crescita di informazione che ogni organizzazione raccoglierà per utilizzarla privatamente e, purtroppo, solo parzialmente.

Mettere a fattore comune i dati, sviluppare strumenti di organizzazione e di analisi, interfacce di utilizzo, sistemi di interpretazione, sono tutte attività che nel breve periodo potrebbero generare quella vera rivoluzione informatica, che il vento di crisi invece che incentivare in questo momento non fa altro che congelare.

Ma allora, da dove cominciamo?

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